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martedì 19 settembre 2017

Sull'ipotetico fallimento della globalizzazione

Pubblicato qui: https://www.facebook.com/dolcevitamagazine/posts/10155212773394495?comment_id=10155214297804495&comment_tracking=%7B%22tn%22%3A%22R0%22%7D .

Se mi fosse permessa l'amara osservazione. Niente affatto, la globalizzazione non ha fallito: anzi, ha centrati tutti i proprî obiettivi.
Dall'elezione di Gorbaciov al soglio del segretariato generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica (correva il mese di marzo del 1985), tutto il mondo capitalista occidentale - e non solo esso - si è preparato per l'offensiva contro la civiltà: gli obiettivi erano ovviamente ritirare tutti i diritti che erano stati ottenuti dalle lotte operaie, "concessi" per paura che l'onda lunga della Rivoluzione d'Ottobre potesse giungere in qualche modo a scalzare i padroni dalle loro cattedre del potere.
L'elezione di Michail Sergeevič segnò un punto di svolta nella politica mondiale: fu l'inequivocabile segnale che tutti i rivoluzionarî russi erano ormai diventati troppo vecchî per poter perpetuare il mito comunista, e ciò nonostante fosse ormai chiaro da tempo che l'Unione Sovietica fosse anch'esso un paese capitalista, ancorché di stato.
La stessa situazione era evidente da tempo anche nel secondo paese comunista del mondo, la Cina: il "piccolo timoniere", ovvero Deng Xiaoping, era (e il suo paese è tuttora, fatto salvo qualche screzio superficiale) pacificamente allineato con gli Stati Uniti in funzione antisovietica e ultracapitalista. Ma la radice del male era la Madre Russia, il paese comunista per antonomasia, la fonte della dissidenza, la strega che già solo con il proprio nome era in grado di evocare il fascino della rivoluzione, della contestazione, della manifestazione del dissenso - o almeno, questa era la sensazione sia dei padroni sia dei lavoratori, comunque queste due categorie sociali fossero intese.
Tutto ciò perse di qualsiasi importanza il 26 dicembre 1991, quando il Soviet Supremo dissolse formalmente l'URSS. I "comunisti" e la loro controparte videro scomparire la fonte di energia (ormai molto più psicologica che sostanziale) che aveva animate le speranze degli uni e le paure degli altri.
Da quel momento anche alcuni partiti di sinistra si convinsero all'idea che il mondo fosse cambiato. Tra i tanti danni provocati in Italia dalla nuova politica, ci fu il referendum per l'abolizione della c.d. scala mobile: uno strumento che, sia pur in maniera imperfetta, tuttavia riusciva in qualche modo a perequare stipendî e salarî all'inflazione. Orrore!, dev'essere immediatamente cancellata: ed ecco orchestrata una campagna a dir poco oscena, volta a screditare un sistema ormai vecchio - e allora? sarà anche vecchio ma funziona. Niente da fare, così è deciso: e gl'italiani caddero nel tranello.
Ho citato questo caso perché mi sembra la prova più evidente di ciò che ho scritto fin qui: il mondo finanziario ha sventolato il mito della globalizzazione unicamente per dare inizio a un medioevo tecnologico, privo di diritti per la classe media e bassa, i lavoratori, gl'impiegati e le piccole e medie imprese; e ricchissimo per i magnati dei colossi economici. Staremo a vedere come andrà a finire.

Cordialmente.

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