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venerdì 17 ottobre 2014

Due Proposte di Legge

Tratto da: https://www.facebook.com/Bracciano5stelle/photos/a.554449061256439.1073741831.551889748179037/859186560782686/?type=1&permPage=1

Durante l'evento Italia a Cinque Stelle il MeetUp di Bracciano ha presentate queste due Proposte di Legge al tendone del Parlamento a Cinque Stelle:
1) una Proposta di Legge in materia di rappresentanza, diritti e rappresentatività sindacali;
2) una Proposta di Legge per l’istituzione di un’area contrattuale specifica per il comparto della scuola e per l'istituzione del Consiglio Superiore della Docenza.
* * *
La prima Proposta di Legge si prefigge di cancellare tutte le sperequazioni in materia di rappresentanza sindacale, oggi a favore di CGIL, CISL, UIL.
Fino al 1997 le norme vigenti richiedevano alle organizzazioni sindacali del settore pubblico il raggiungimento della soglia del cinque per cento dei voti validi nelle elezioni di categoria. Da allora, i varî Governi succedutisi fino al 2001 (e dobbiamo scrivere Governi invece che Parlamenti, perché tutto è avvenuto per il tramite degli ormai onnipresenti Decreti Legislativi: dapprima il D.Lgs. 4 novembre 1997, n. 396; successivamente il D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165, oggi operante) hanno stravolto ogni regola. I decreti governativi hanno creato un meccanismo elettorale farsesco, tra le tante storture citiamo:
* impediscono la presentazione di liste nazionali, imponendo unicamente liste decentrate. Significa che nel comparto scuola (dodicimila Istituti) impongono la presentazione di una lista per Istituto;
* di presso, delegano alle Organizzazioni Sindacali (OOSS) «maggiormente rappresentative» la scelta dei tempi e del rito;
* ancora, assegnano sempre alle Organizzazioni Sindacali di cui sopra la fruizione di aspettative annue pagate dallo Stato (attualmente circa cinquemila) e di permessi sindacali;
* ancora, accordano esclusivamente a loro il diritto d’informazione e propaganda, dal momento che solo esse possono indire assemblee retribuite in orario di servizio – in aperta violazione di una vera Legge dello Stato, lo «Statuto dei lavoratori» (Legge 20 maggio 1970, n. 300), che assegna la facoltà di indire assemblee in orario di servizio alle rappresentanze singolarmente o disgiuntamente;
* ancora, stabiliscono che le Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) sono elette unicamente nei luoghi di lavoro e sono titolate a trattare solo su questioni minimali, sulla falsa riga di contratti nazionali e provinciali decisi dai rappresentanti nominati dalle burocrazie sindacali senza alcun controllo elettivo;
* di contro, i firmatari del Contratto Collettivo Nazionale hanno sempre titolo alle contrattazioni decentrate a livello regionale, provinciale e di singola unità amministrativa o produttiva, anche se a voti zero;
* ancora, grazie ad accordi specifici nel privato i Sindacati si sono dotati della riserva del trentatré per cento, percentuale garantita indipendentemente dai risultati elettorali;
* fosse solo questo. Al fine di favorire i Sindacati consolidati, la «maggiore rappresentatività» è calcolata tramite la cosiddetta «media»: il cinque per cento non è più calcolato sui voti o sugli iscritti, ma facendo la media fra i due parametri. In tal modo la soglia sul dato elettorale sale automaticamente, dovendo i Sindacati nuovi compensare l’ovvia carenza d'iscritti a fronte delle organizzazioni esistenti da almeno quarant’anni.
I sindacati che non raggiungono tali folli parametri sono privati di ogni diritto e spazzati via perfino dal piano decentrato, anche se taluni di loro possiedono alte percentuali di voto e d'iscrizione a livello provinciale e regionale. Paradossalmente un sindacato potrebbe avere il sessanta per cento delle deleghe su base provinciale e non essere ammesso a nessuna trattativa decentrata.
In confronto, per entrare in Parlamento, che pure è un organo legislativo, è richiesto il quattro per cento, per giunta dei voti validi; così come per aver accesso al finanziamento pubblico dei partiti basta addirittura l'uno per cento. Appare evidente che tutte queste legule, previste per strutture rappresentative e non decisionali, sono volte a garantire lo strapotere della gerontocrazia sindacale.
La nostra Proposta di Legge prevede il calcolo della rappresentatività tramite elezioni alle quali si concorre mediante liste nazionali, quindi regionali, provinciali (per la delegazione trattante di tali livelli) e di singolo Istituto, unità produttiva o amministrativa, in questo ultimo caso tramite l’elezione di RSU (per il contratto decentrato di ultimo livello). Inoltre, la proposta prevede il calcolo della rappresentatività solo sul dato elettorale puro, abbassandolo al quattro per cento; prevede di restituire piena vigenza allo Statuto dei Lavoratori anche per quanto concerne le aspettative sindacali a carico delle OO.SS., stabilendolo al tre per cento dei voti validi; prevede di restituire il diritto d'indizione di assemblee nei luoghi di lavoro alle singole RSU del luogo di lavoro o ai lavoratori, tramite una raccolta di firme; prevede la sostituzione della dizione di «maggiore rappresentatività» con quella, anch'essa presente nello Statuto dei Lavoratori, di «sufficiente rappresentatività».
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La seconda Proposta di Legge prevede un’inversione di marcia rispetto alle politiche scolastiche fin qui perpetrate, a partire dalla Legge 29 marzo 1983, n. 93, nota come Legge Quadro sul Pubblico Impiego, per abbandonare la concezione burocratica dell’identità docente che porta a stipendi modesti, poca preparazione dei docenti, assenza di valutazione del merito individuale, scarsa stima da parte di famiglie e studenti. La strada che proponiamo di seguire è quella che porta all’esaltazione della professione: conoscenza verificata e in continuo aggiornamento della materia insegnata, stipendio parificato alle fasce superiori europee, riconquistata dignità di funzione agli occhi di famiglie e studenti.
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Il Movimento Cinque Stelle si conferma forza politica democratica, volta a cancellare i privilegi della casta, sia essa politica o sindacale. L'intenzione di queste due Proposte è dichiaratamente d'interrompere un monopolio rappresentativo dei lavoratori che ormai dura dagli anni Settanta, e che più volte si è dimostrato essere funzionale più al potere che al popolo: vedi il cosiddetto "decreto di San Valentino", ottenuto con la concertazione della CISL e della UIL, che permise all'allora primo governo Craxi (febbraio 1984) il taglio di tre punti della Scala Mobile; o la sua definitiva cancellazione, tramite un protocollo tra i Sindacati e l'allora primo governo Amato (luglio 1992).

Stefano Stronati, Movimento Cinque Stelle Bracciano — presso Italia5stelle- Circo Massimo Roma.




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